È una mattina fredda e il vento (chiamato Tramontana) soffia da nord. La luna cala, è tempo di potare. Questo è il momento dell’anno che preferisco perché è l’unico in cui posso decidere da solo. La potatura è un taglio tra la vecchia e la nuova stagione, il destino e la produzione del 2021 si decidono adesso!
Il mio vecchio vigneto (età media 40-50 anni) è composto da viti a piede franco cresciute a alberelli e pergolati. I vigneti sono posizionati a ridosso dei muri terrazzati (detti armacia). Questo sistema di allevamento viene utilizzato per sfruttare l’intera superficie coltivabile e ottenere la massima resa in regime di aridocultura.
Ogni vitigno ha la sua storia, la sua forma, il suo vigore quindi il potatore deve diventare un piccolo scultore e seguire ciò che la vite chiede con uno sguardo più alla qualità che alla quantità della produzione. Il metodo di potatura tradizionale è delicato, rispetta la pianta seguendo il percorso della linfa ed evita ferite di grandi dimensioni (sono un facile accesso per batteri e muffe e provocano la secchezza del fusto). In questo modo cerco di aumentare l’efficienza delle piante e la qualità delle uve.
Quindi dopo aver tolto i lunghi talci (che in estate non poto ma ripiego su se stessi) poto ogni pianta (composta solitamente da 4 tralci) e taglio oltre il secondo germoglio visibile. Questa tecnica garantisce continuità nel tempo e non permette alla vite di crescere in altezza. Al termine dell’operazione avremo 10/12 gemme per ceppo che garantiranno circa 1 kg. di uva.
Il mio obiettivo è condurre la vite verso una vecchiaia felice!